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Pietro, quattro cellule e una conversione

Alescanca

Non ho mai fatto parte degli attivisti pro-life. Non sono un medico e non potrei mai esserlo perché non sono neanche capace ad ingoiare una pasticca e impallidisco quando faccio le analisi del sangue. Non faccio neanche parte della schiera moralistacattolicone2013.

Quello che so per certo é che quell’ammasso di cellule, o almeno é così che molti uomini moderni oggi lo definiscono, mi ha cambiato la vita.

Dopo tre mesi di matrimonio, in maniera un po’ inaspettata, un mucchietto di cellule a forma di gamberetto cresceva nel mio pancino, allora bello sodo (!!!). C’é chi lo chiama cellule insignificanti, chi lo definisce vita, per noi é né più né meno che nostro figlio Pietro. Penso che non ho mai provato gioia più grande e più sconvolgente di quando ho visto quelle due liniette rosa. Ma, nonostante questo, il mio cuore era da tutt’altra parte, pensava alla mia vita da studentessa, agli esami e all’università.

Proprio un mese prima della grande sorpresa, don Fabio Rosini a messa predicava così: “Cosa chiedi in questo avvento? Perché hai sempre chiesto tante cose e il Signore non ti ha esaudito? Perché chiedi male! chiedi la cosa sbagliata, piccola, di poco conto. Chiedi tanto! chiedi che Dio ti visiti, che Lui ti converta. Non sei tu che devi sforzarti. Chiedi che Dio ti visiti, che Lui venga”. Queste parole mi colpirono molto e siccome non era questione di impegno, pregai il Signore che mi visitasse; non sapevo bene cosa volesse dire, ma lo chiesi lo stesso. E così avvenne: dopo un mese da quella preghiera ero incinta. Spaesati e impauriti ci avviamo per quest’avventura. Ma alla quinta settimana di gravidanza perdemmo nostro figlio.

Il colpo fu grande ed inaspettato (più del suo arrivo direi). Starci in quella situazione, viverla fino in fondo non fu semplice, soprattutto per me. Ero lí, stavo malissimo e mi rendevo conto di quanto tempo avevo perso a studiare per avere 30 all’esame di filosofia antica perdendomi la parte migliore, la mia famiglia appena nata, mio marito. Cosa ci facevo con quei 30? In cosa mi confortavano in quel grande dolore? Mi resi conto che il mio cuore era all’università e non fra le mura di casa nostra, nel matrimonio che stavamo iniziando. Era così. Era successo. Il Signore questa volta aveva ascoltato la mia preghiera e mi aveva visitato. La Sua gioia mi aveva investito ed il mio cuore si incamminava verso un nuovo inizio. Solo in Dio delle situazioni dolorose possono trovare pace e addirittura gioia.

Che senso ha avuto quella vita?

“Quattro cellule” possono in poche settimane cambiare la vita di una persona. A questo punto l’aborto volontario mi sembra solo un grande crimine contro l’innocente che sta arrivando. Non voglio generalizzare, ma spesso é frutto dell’incapacità e della paura a non lasciarsi scombinare i proprio programmi preconfezionati.

Qui in Germania l’aborto é illegale ma non punibile, cioé é possibile solo in rari e gravissimi casi. Io ho tre amiche tedesche che hanno avuto figli durante gli studi (chiaramente non sposate e in un caso anche lasciate dal ragazzo proprio a seguito delle famose due lineette) e non hanno potuto scegliere se abortire o meno. Devo dire che oggi sono persone nuove, belle, che hanno scoperto a pieno la loro maternità, si sono lasciate cambiare dalla vita e ne sono contente. In loro vedo un esempio grande di bellezza e di apertura, nonostante nessuna di loro sia, nemmeno lontanamente, cristiana.