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Per sempre -- mi fai paura!

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In Harry ti presento Sally, Harry dice “quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile”. Prima di sposarmi credevo che sarei arrivata al matrimonio senza dubbi, senza tentennamenti: solida, certa; avevo sentito vortici di catechesi e letto fiumi di libri sul tema. Il matrimonio era la cosa più naturale da fare e lo volevo con tutta me stessa.

L’ho stressato, mesi e mesi, “quando ci sposiamo?”, “ma tu ti senti pronto? Io sì…”, “hai visto i nostri amici si sposano”… ero talmente impegnata nel mio progettino che non vedevo affatto che così stavo trascurando lui per cullare – e sposare – solo il mio disegnino idilliaco.

Ciò ovviamente generava in me frustrazione perché più io spingevo verso l’altare, più lui si ritraeva e sentiva costretto. Si avvicinava il periodo della Quaresima e una felice intuizione mi consigliò di tacere per quaranta giorni, quaranta lunghi giorni in cui mettere al primo posto lui e il nostro rapporto e non il mio progettino – per quanto alto e nobile. Mi dissi: “se glielo richiedi un’altra volta vatti a confessare”. E, per non fare il via vai al confessionale, mi impegnai davvero a tacere, a ingoiare la frecciatina matrimoniale che mi si riproponeva ad ogni occasione. Una peperonata, ecco, lo stesso effetto.

Solo che le energie che avevo non potevo disperderle e così le ho impiegate a pregare per lui. Non perché mi sposasse, si badi bene: per lui. Per lui e basta. Che avesse salute. Che le cose gli andassero bene a lavoro. Che le persone fossero gentili con lui. Niente a che fare con il matrimonio. E la pace in me e fra noi si è ristabilita. Stabilmente.

Ha avuto inizio così una nuova era nel fidanzamento: un tempo sereno, disteso. Un cammino verso una mèta, certo, ma senza recriminazioni o pressioni temporali. Una sera, eravamo a cena, e quando meno me lo aspetto (solo per caso ero vestita bene e truccata), lui si alza, si avvicina (attenti ora),

si i n g i n o c c h i a e mi chiede di s p o s a r l o .

A parte che nessuna donna sarà mai preparata a questo momento (c’era anche l’anello, sì), perché vedere l’uomo che ami chiederti di amarlo per sempre e di lasciarti amare per sempre, no, non è roba per cardiopatici.

In quel momento mi ha attraversata una scossa, di gioia, sì, ma anche di paura. Ovviamente ho risposto di sì, lo volevo con tutta me stessa, ma voglio sottolineare il fatto che è stata una vera e propria decisione. Non il frutto degli eventi, non il naturale scorrere della storia, no: è stata una decisione. L’amore (mi hanno detto, ci ho creduto e adesso posso dire che è vero) è una decisione.

Inizia il turbine dei preparativi (anche molto divertenti, soprattutto le facce delle persone alla notizia del matrimonio è da fotografare) e si avvicina finalmente la data del “sì”. Ora, dipenderà molto dalla soggettività, certo, ma credo che a molte spose sia successo (tipo Julia Roberts in “Se scappi ti sposo”… poi incontri Richard Gere… grazie che non scappi) e succederà: a me, a me che mi riconoscevo nel progetto di voler prendere decisioni alte, di voler fare una famiglia, di voler entrare con il mio amore nel matrimonio… proprio a me veniva una paura matta della definitività, del “per sempre”.

Possiamo dare la colpa di questa paura a tremila cose: alla società, all’educazione, ai film, all’abitudine all’usa-e-getta… possiamo scoprire le radici antropologiche e psicologiche di questo timore della porta che dietro a te si chiude, al fatto che “tanto semmai c’è il divorzio” se ti sposi in Chiesa te lo scordi… ma niente ti toglierà quella paura. Oddio, una cosa sì, te la toglie davvero, ma ve lo dico dopo.

Cosa fare allora? Parlarne con il fidanzato? con un prete? Con uno psicologo? … con un esorcista? Sicuramente confrontarsi con qualcuno alleggerisce pure, con il fidanzato (che magari la fifa la vive anche lui, ma da uomo, e quindi gli dà anche la sensazione di sfida), con un’amica… ma la cosa più saggia da fare è non ascoltarle queste paure. Le paure non consigliano mai bene. Se sei certa che la persona che hai davanti ce l’ha messa il Buon Dio e del progetto di vita che volete (lasciar) fare insieme a Gesù, non c’è nulla di pauroso o di spaventoso.

Le cose grandi, le cose belle, le scelte “hard” nella vita hanno tre caratteristiche:

… il Matrimonio è tutte e tre all’ennesima potenza.

Adesso sì, adesso la paura del definitivo se n’è andata. E vi dico come: entrando nel matrimonio. La vocazione prima di viverla la puoi solo intuire, chiaramente, certo, ma starci dentro è un’altra cosa. È pienezza. Pienezza perché c’è Lui a riempire il contenitore che sono gli sposi.

Gesù aveva una iscrizione sulla Croce: INRI. A un corso prematrimoniale ci hanno detto che per gli sposi che si vogliono lasciar fare da Lui, il motto deve essere proprio quello – INRI:

Io Non Ritorno Indietro.


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