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La buona battaglia 🙆 #4

Carissimi

nuovo appuntamento con la newsletter di 5pani2pesci 😉 Siamo strafelici per l’entusiasmo che stiamo ricevendo per questa iniziativa. Sono morto dal ridere quando la scorsa settimana una ragazza ha ricondiviso la newsletter su ig scrivendo Friday is the new Monday 😆 Bando alle ciance, iniziamo… e ricorda!

Qui si pensa e si opera al contrario

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Buona lettura

Francesco


La buona battaglia 🙆

… e non è un pesce d’Aprile

A me piace moltissimo leggere. Ma non è sempre stato così. Quando nell’estate del quarto liceo, lessi Asimov che spiegava l’origine dell’universo partendo dai costituenti fondamentali della materia e le sue forze, rimasi affascinato. E per la prima volta in vita mia, mi appassionai ad un libro.

Da allora, sono sempre stato un cacciatore di buoni libri.

Eh sì, non sono il tipo da finire un libro a tutti i costi. Ho quell’innata propensione a pensare che il mio tempo sia importante e se un libro non mi appassiona fino al midollo, è facile che venga parcheggiato a metà in qualche angolo buio.

Ma con La buona battaglia non è stato così. È arrivato a casa nostra un po’ per caso, grazie ad una regalo inaspettato di una nostra amica (beh … veramente lo ha regalato ad Ale 😅 ma d’altra parte il mio regalo di compleanno lo sta leggendo lei…).

Quello della buona battaglia è un concetto affascinante. Ne parla tanto San Paolo, descrivendo la vita come una gara verso un traguardo:

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede – 2Tm14

e mi ha sempre aiutato a proiettare la mia vita in una prospettiva assolutamente diversa da ciò che sperimento intorno a me. Il frastuono del quotidiano, lo stress delle cose da fare, i dubbi e i pentimenti per i nostri peccati ed i nostri fallimenti – tutto – acquista nuova prospettiva di fronte alla corsa della vita.

Lo sguardo verso le nostre cadute è sempre impastato di senso di colpa e peso della nostra incapacità. Come se vivere secondo il Regno di Dio fosse questione di sforzo, di capacità… di farcela. Allora, se non sei abbastanza bravo, cadi. Se non sei abbastanza forte, cadi. Se non ci credi abbastanza, cadi.

In questa mentalità, Dio diventa un semplice giudice supremo dei nostri peccati. Esterno da noi – lontano – pronto a puntare il dito. Eppure qualcosa non torna … Dio non è nato in una mangiatoia? Non mi ha lavato i piedi? Non è salito sulla croce per me?

Questa vita di fede assomiglia ad un immane sforzo spirituale, tutto appoggiato sulle nostre spalle, sulla nostra capacità di tenere duro. Dove, se ce la facciamo, siamo stati bravi. Altrimenti… sperimentiamo il fallimento, la caduta, sperimentiamo l’inadeguatezza della nostra umanità.

E la Grazia?

E la Grazia di Dio come entra in questa equazione?

Come si concilia la frase di San Paolo “è quando sono debole, è allora che sono forte” (cf. 2Cor12) con tutto questo? San Paolo non parla di essere bravi. È qualcosa di diverso. Parla di essere radicati in qualcosa di più grande, che copre la mia inadeguatezza, i miei dubbi, i miei passi falsi, i miei peccati, le mie vigliaccherie, le mie fragilità e la mia pochezza.

L’uomo che si salva per mezzo delle sue capacità, è un uomo solo.

L’uomo che accoglie il limite della sua fragilità e lo rimette a Dio, è un salvato.

È per questo che parliamo spesso del problema di essere bravi ragazzi (che non ha nulla a che vedere con la fede e la salvezza, ne abbiamo parlato nell’ultimo podcast). È per questo che siamo convinti che sia meglio sbagliare con le proprie gambe, che fare la cosa giusta con l’entusiasmo di qualcun altro.

La chiave di lettura di tutto questo non è di lanciarsi allo sbaraglio come va, va. Ma piuttosto fondare la propria vita su un concetto diverso da quello di essere bravi e fare le cose per bene. Dice Gesù in Matteo 24 (anche in Mt10 e Mc13):

Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato – Mt24

La chiave di lettura è questa perseveranza, cioè continuare a credere che si può combattere la buona battaglia, che c’è un traguardo alla fine della nostra vita, che c’è un premio da ricevere, che c’è un Incontro che ci aspetta.

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede – 2Tm14

Ho conservato la fede! La battaglia è questa, è mantenere fisso l’obiettivo – non mollare mai il bersaglio – nonostante le cadute e le nostre infedeltà (se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso – 2Tm2)

Questa è la nostra forza, è la nostra speranza. E di fronte alle delusioni della vita, di fronte alle cadute e alle incomprensioni ci rimane questa certezza.

Tutto questo – impastato di vita concreta – diventa cammino.

L’altro giorno mi ha scritto una ragazza, che a pochi mesi dal matrimonio sta affrontando una grande prova ed è arrivata alla conclusione che di fronte alla domanda “ma perché a me Signore?”, si può rispondere:

“Qui stiamo facendo la storia, qui si impara ad amare da Dio!”

È così.

Non c’è da sforzarsi di essere bravi, c’è da aprire le braccia e accogliere Dio. Tutto questo non avviene in maniera magica come lo vorremmo noi, ma attraverso il Getsemani delle nostre difficoltà, e la morte del nostro peccato. Proprio dentro tutto questo – ai nostri occhi follia – si cela la porta per entrare nella Gloria della Sua Risurrezione.

Abbi il coraggio della buona battaglia.

Il rischio è che tu possa essere felice.

Buon cammino

F

PS. Ringrazio di cuore Susanna Bo per aver raccontato la sua storia nel libro “La buona battaglia”. Nelle sue parole ho ritrovato l’essenza della fede, della perseveranza, dell’accettazione del limite e della serietà della buona battaglia. È un libro che vale la pena leggere.

Grazie Susanna.


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✅ Vi ricordo che – nonostante i nostri disastri – continua la challenge della quaresima Fridays for Fasting, seguendo l’esortazione dell’evangelista Matteo, viviamo tutti i venerdì di quaresima nel digiuno per pregare per l’attuale situazione di guerra e fine pandemia, ma soprattutto affinché “questi tempi vengano accorciati” e che possa “manifestarsi la Gloria di Dio” (Mt24).